ARISTOTELISMO E SCOLASTICA 

Tra il 12° ed il 13° secolo la diffusione del Corpus aristotelico raggiunge il suo apice, fondendosi addirittura con il pensiero cristiano, grazie alla maestosa quanto rilevante opera di S. Tommaso d’Aquino.Vari in questo periodo i teologi che si interessarono al filosofo stagirita,commentando e spiegando le sue opere.Importante fu certamente l’opera di Pietro Abelardo, il quale esaltò come sua grande arma la dialettica,regina appunto delle scienze ed unica fra le dottrine capace di concepire la verità.

Giovanni di Salinsbury ci offre a sua volta un quadro generale sulla logica, scibile atto a regolare l’espressione verbale. E la dialettica fa parte di essa,della logica cosiddetta probabile, cioè di quella branca che riguarda la persuasione ed il giusto secondo la maggioranza. Teologo francese facente  sempre parte di questa tappa dell’Aristotele logico fu Ugo da S. Vittore, il quale affermò che i fondamenti della conoscenza sono la disciplina, la natura, esplicata in ingegno, che cattura ciò che viene ascoltato, e memoria, che invece lo custodisce, e l’esercizio. Riguardo a quest’ultimo possiamo dire che due sono i modi per esercitare appunto l’ingegno a cominciare dalla lettura, la quale a sua volta si distingue in tre fasi ben definite ed egualmente importanti. La prima fase è l’insegnamento impartito dal maestro, seguito dalla lettura dell’allievo e terminando con una più approfondita lettura senza alcun aiuto esterno.

L’altro metodo per addestrare il proprio ingegno è la meditazione, vale a dire una libera riflessione sulla verità.

E’ chiaro che la divulgazione del pensiero di Aristotele non ebbe strada facile.

Tra chi avversò la posizione del filosofo vi fu Roberto Grossatesta, il quale pone le sue critiche sulla posizione aristotelica dell’immortalità del mondo. Tre sono i modi di pensare la perennità del movimento; innanzi tutto il moto può essere concepito come sequenza di moti all’infinito, il secondo modo indica un movimento che è alla base di tutti gli altri e li contiene tutti, infine si conta una possibilità universale che non considera né l’una né l’altra delle prime due citate. Secondo il Grossatesta le dimostrazioni portate dal filosofo sono coerenti con la possibilità che fra le tre egli ha scelto, tuttavia mantiene la sua posizione di avversario, in quanto sostiene che i filosofi pagani non possono concepire l’idea in sé di immortalità del mondo, perché non riescono a capire che il moto, come il tempo ha un inizio ma non una fine.

Maggiore critica riceve la seconda argomentazione addotta da Aristotele riguardo all’essere e al non-essere, che invece appartiene all’eternità e non al tempo.Questo è il pensiero di Grossatesta.Altro importante personaggio improntato alla filosofia agostiniana è il monaco francescano Bonaventura da Bagnoregio, il quale prova l’immortalità dell’anima attraverso la causa formale e la causa materiale; formale in quanto l’anima è stata creata a immagine e somiglianza di Dio, quindi, per partecipare alla somma beatitudine, non può ammettere la sua morte con il corpo;materiale poiché se la prima può innalzarsi alla contemplazione divina anche la materia può farlo in quanto intrattiene con la forma dell’anima,cioè con la sua essenza, un legame solido e ciò che è ben unito non può essere sciolto. Importanti sono anche la argomentazioni riguardanti l’intelletto possibile e l’intelletto agente, che differiscono fra loro secondo quattro tesi:come due facoltà dell’anima, come potenza abituale e solo potenza,oppure come due sostanze ed infine ancora come potenza assoluta e relativa di un oggetto.

Proseguendo con gli anni arriviamo a nuove correnti come appunto quella di Tommaso e Alberto Magno; fu proprio quest’ultimo che nel commento al  “ De Anima” ci spiega la natura dell’ anima e delle sue facoltà , cioè dell’intelletto passivo e attivo.

L’ anima, sede del pensiero, non può essere staccata dal corpo, in quanto dimensione dell’immaginazione; inoltre l’anima è incorporea ma è definita come forma di un corpo (entelechia). L’intelletto attivo dimora nell’anima e mentre quest’ultima non è da ritenere staccata dal corpo, come ho già detto, questo è immisto, separato e impassibile: immisto in quanto imperturbabile, non può essere cioè danneggiato dalla corruzione del corpo; esso è la parte razionale dell’anima ed è grazie a questo che l’intelletto potenziale arriva a trasformare in atto tutte le sensazioni ed i concetti.

Tommaso d’ Aquino, teologo italiano, ha cercato di conciliare fede con ragione: infatti egli afferma che i principi della  verità, legati alla fede e quelli inerenti alla ragione, sono coerenti fra loro tant’ è vero che essendo assai giusti i principi della ragione quanto quelli dettati dalla fede, poiché dettati da Dio non può tra questi esserci alcun motivo di contrasto. Inoltre la nostra conoscenza è ribadita dalla nostra fede perché ogni insegnamento che abbiamo ricevuto deriva dalla divinità. La teologia si occupa delle creature di dio secondo le immagini che producono di quest’ ultimo: differenti sono   le impressioni del filosofo che considera gli esseri viventi per quello che sono. Ciò porta alla condizione che nell’esame teologico Dio è al primo posto, mentre in quello filosofico egli è all’ultimo. Per dimostrare l’esistenza di Dio Tommaso propone cinque argomentazioni: La più importante è la via del moto; Dio viene riconosciuto qui come motore primo, cioè colui che muove tutte le cose ma non è mosso da alcunché, tant’ è vero che un oggetto per diventare atto ha bisogno sempre di un atto primo. La seconda argomentazione prende in considerazione Dio come la causa prima di tutte le cose: La logica spiegazione è che nessun ente può avere in sé la propria causa efficiente poiché se così fosse questa esisterebbe prima di se stesso e questo sarebbe assurdo.

La terza via pone Dio come essere necessario, un essere che non può corrompersi e che è esterno alla concezione di non essere. Per quanto riguarda la quarta via, è necessario dire soltanto che Dio è il massimo grado che esiste nelle cose ed è causa di perfezione per gli altri.

Nella quinta via Dio è identificato come essere intelligente che porta ogni ente verso il suo fine, che altrimenti non riuscirebbe ad arrivarci. A questo proposito nel testo è stato preso ad esempio l’ arciere che scaglia la freccia, la quale non potrebbe da sola arrivare al bersaglio se non ricevesse forza dallo stesso.

Per quanto riguarda il discorso sull’anima. Tommaso precisa che l’anima è forma del corpo, come già aveva affermato Aristotele; essa è immateriale ed in quanto tale è pura sostanza intellettiva che contiene in sé sia l’intelletto possibile, cioè gli intelligibili in potenza, sia l’intelletto agente che trasforma ciò che è in potenza, in atto. L’anima non può unirsi al corpo solamente quale motore, altrimenti per trasmettere i fantasmi alla materia avrebbe bisogno di un qualche intermediario.

Sul procedimento conoscitivo varie sono le opinioni iniziando con quella di Platone, sostenitore degli  e della trasmigrazione dell’anima nonché della reminiscenza . Da parte loro  altri esaltano il presupposto che la conoscenza deriva dall’esterno, da un’intelligenza agente.

Riprendendo per filo e per segno ciò che Aristotele ha insegnato Tommaso dal canto suo esprime la seguente opinione:sussistono in noi le nozioni necessarie le quali grazie all’azione dell’intelletto passano definitivamente da potenza ad atto. E’ importante d’altronde precisare che tali notizie non sono in potenza passive ( due sono infatti i tipi di potenza) ma in potenza attiva, altrimenti l’acquisizione del sapere risulterebbe impossibile di per sé.

In ultimo il monaco domenicano esamina le scienze pratiche ovvero etica e politica. Ciò che concerne l’etica è l’azione che l’uomo compie di propria volontà. Ogni singola azione è finalizzata verso Dio, sommo bene.           

Le scienze pratiche si chiamano in questo modo in quanto mettono in pratica ciò che hanno appreso,la politica è la più importante di queste poiché dalla comunità politica prendono forma le altre comunità.

Come già sappiamo l’uomo necessita di vivere in società (tant’è vero che è chiamato animale politico); tale comunità dovrà essere capace di provvedere agli appetiti dell’uomo stesso, ecco l’autarchia. Come ci ha tramandato il filosofo sei sono i tipi di governo:

-relativi all’ingiustizia (tirannide,oligarchia e democrazia) quando le persone governano nel proprio interesse;

-relativi alla giustizia ( regno, aristocrazia e politica), cioè il governo di uno, di pochi, di molti nell’interesse comune

Ma le verità rivelate da Aristotele non furono, come ho detto in precedenza, accettate subito senza critica; le tesi del filosofo sembravano infatti andare contro la fede cristiana, vero è che varie in questo periodo furono le condanne da parte dei teologi soprattutto dei seguaci di Averroè, i quali sostenevano l’autonomia della filosofia che Tommaso aveva subordinato alla teologia, alla scienza cioè della fede. Aristotele dichiarava che eterno era il movimento, in quanto non aveva inizio ed è proprio da un movimento precedente che nasceva un mutamento. Di conseguenza se il moto è eterno anche il tempo lo è, quindi anche il mondo, cioè ciò che viene mosso. Ma anche il cielo è incorruttibile in quanto movimento circolare e se è eterno il mondo tanto più lo è il cielo.Inoltre si può aggiungere l’eternità del processo di corruzione e generazione del mondo terrestre ed infine il filosofo stagirita non afferma la resurrezione dei morti, cosa questa altamente in contrasto con il credo cristiano. Questi sono gli errori più rilevanti delle tesi aristoteliche.

Anche Buonaventura ci offre le prove degli sbagli di Aristotele. Egli ci spiega che Averroè trae il suo pensiero e le sue verità appunto dai concetti del filosofo. Dio non è provvidente e non conosce altra cosa al di fuori di se stesso.Oltre a ciò vi è da parte di Aristotele la negazione di una predestinazione delle cose umane, verso il paradiso o verso l’inferno. Conseguenti sono le osservazioni sull’eternità del mondo, come in precedenza è stato spiegato, l’unicità dell’intelletto da cui trae origine l’affermazione che l’anima o muore o trasmigra, come pensava Platone oppure che di anime ne esistono innumerabili in quanto innumerabili sono gli uomini (data l’eternità del mondo).

Da parte loro anche Alberto magno e Sigieri di Brabante esprimono la loro opinione, soprattutto riguardo al problema dell’intelletto.Il primo conferma la tesi di Aristotele, secondo la quale l’anima ha varie facoltà, ma l’unica di queste derivante dalla causa prima è quella razionale, la quale essendo motore del corpo e quindi legata a questo deve tornare sempre alla sua origine, cioè alla causa prima. Essa ha doppia natura, formata dagli intelletti possibile ed agente, atto ad illuminare l’intelletto possibile. Per quanto riguarda l’unicità dell’intelletto importante è esplicare la posizione di Anassagora da tutti approvata, la quale conferma che l’intelletto possibile è immisto e separato.

Tommaso,ottenuta la cattedra di teologia a Parigi, ci spiega come Averroè aveva travisato il pensiero aristotelico sostenendo che, secondo lui, Aristotele considerava l’intelletto come trascendente il corpo ed uguale per tutti gli enti. Oltre tutto il filosofo arabo sostiene che l’intelletto è staccato dal corpo tutto, mentre l’esatta posizione, cioè quella di Aristotele, è questa: l’intelletto è solo staccato dalle altre attitudini dell’anima. Oltre all’intelletto, altro grave problema è quello sull’eternità del mondo, il quale si può riassumere in due affermazioni che apparentemente possono essere in contrasto fra loro: Dio, essere onnipotente ed immortale,può creare cose che si corrompono. Da qui bisogna dimostrare che la causa, cioè Dio, non deve necessariamente precedere il suo effetto, ciò che è stato da lui creato, se quest’ultimo ha avuto origine immediatamente. E così è stato infatti,in una causa che crea subitaneamente il suo effetto, il punto d’inizio e di fine è coincidente.Se fosse avvenuto che Dio avesse creato il proprio effetto attraverso il moto, il principio e la fine sarebbero stati due ponti separati e quello di principio doveva precedere quello della fine, quindi la causa doveva precedere il proprio effetto.Inoltre  bisogna precisare che il mondo è stato creato dal nulla, vale a dire che il mondo, benché fosse sempre esistito,comunque senza la mano di Dio non sarebbe stato niente. Ma il fatto che il mondo ha avuto un inizio è un dogma di fede, in quanto è un’affermazione posta come vera dalla religione ma non è possibile darne una dimostrazione. Boezio di Dacia ribatte che il filosofo naturale, seguendo i suoi principi, è portato a negare la creazione in quanto non arriva  a costituire un moto primo; inoltre l’effetto causato non è creazione ma generazione, in quanto formato da materia. Tutto questo non significa che il filosofo nega Dio, ma segue i suoi principi.

Nell’ultimo capitolo del libro si prende in considerazione il pensiero di due grandi teologi : Scoto ed Ockham. Giovanni Duns Scoto è un monaco francescano proveniente dalla Scozia; egli esalta l’importanza della rivelazione per acquisire la conoscenza. Mentre i filosofi fanno perno solo sui principi naturali, i teologi ed i fedeli utilizzano quelli soprannaturali di Dio; come spiega il libro, per riconoscere la beatitudine abbiamo bisogno di qualcosa di più della semplice ragione naturale. Scoto afferma, per quanto riguarda l’anima razionale, che questa è forma del corpo organico in quanto è grazia a tale facoltà dell’anima che l’uomo arriva a conoscere gli intelligibili proprio per il fatto che l’atto costituente dell’uomo stesso è il conoscere. Riguardo a quest’ultimo è indispensabile sottolineare che egualmente importanti sono sia l’anima quanto l’oggetto in questo passaggio dall’essere al non essere quale si presenta l’atto d’intendere.

L’intelletto agente è una facoltà dell’anima considerevole in quanto è grazie ad esso che il nostro intelletto recepisce gli intelligibili, e non solo: differentemente da un agente corporeo non ha bisogno dell’estrema vicinanza del corpo ma riesce a tenerlo presente da solo. Ultimo aspetto del pensiero di Duns Scoto è il principio di individuazione che egli non ritiene possa essere la materia in quanto la materia non si costituisce di per sé ed è la stessa per ogni cosa, tanto in ciò che viene generato quanto in ciò che è corrotto. Il principio di individuazione si riscontra in una nuova entità positiva che non ammette in sé la divisibilità ritenuta imperfezione in quanto Dio in sé non l’accoglie.

Altra autorità che contrasta la Scolastica è Guglielmo di Ockham, francescano come Scoto, benché si distingua da esso in maniera radicale. Importante è la cosiddetta teoria della supposizione, la quale prende in esame il significato delle parole a secondo del contesto in cui si trovano. Naturalmente il termine preso all’interno della frase deve significare solo ciò per cui il predicato predica.