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Il
sorriso di Democrito Marta Pinzauti I sez. C Liceo Classico "Machiavelli"
“Colui che non si cruccia per le cose che non ha, ma
gode di quello che ha”: il Saggio. E cosa poteva desiderare, Democrito, più del suo
sapere? Forse lui stesso poteva identificarsi
nell’autocrate, uomo ideale che riesce a dominare le proprie passioni e il
proprio umano desiderio di un piacere smoderato ed effimero con la propria forza
di spirito. Forse proprio lui, grazie alla sua tranquillità d’animo, era
riuscito a raggiungere la vera felicità, il vero gusto della vita, l’euthymia,
ad essere veramente in pace con se stesso. Tale ragionamento potrebbe in parte motivare la
ragione del volto sorridente del filosofo-scienziato rappresentato
nell’iconografia tradizionale, ma sinceramente ciò si rivelerebbe alquanto
riduttivo. Certo, Democrito era un grandissimo sapiente, ma pur sempre uomo
rimaneva, ed, in quanto tale, oggetto, come tutti i suoi simili, di passioni e
desideri irrealizzabili, per non dire, spesso, logoranti, silenziosamente
logoranti. Se invece la sua felicità derivasse dalla coscienza
della sua misera condizione di uomo mortale? Se invece fosse il suo modo di
fronteggiare la propria consapevolezza di non essere altro che un temporaneo
ammasso di atomi destinato a dissolversi, per un motivo o per l’altro, a
morire, così? Lui, che sapeva, lui, che davvero era giunto alla
squallida triste verità della condizione umana, lui, un uomo senza Dio, senza
timore, un "materialista di prima classe" innamorato della scoperta,
uno come tanti, forse meno vigliacco degli altri, aveva capito che quel poco
tempo che la fortuita combinazione del caso ci concede va vissuto profondamente,
in armonia con se stessi, in equilibrio con il resto del mondo… E sorrideva,
poiché soltanto sorridendo l’uomo cosciente può riuscire a sopravvivere. |