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Storia internazionale del novecento Innanzitutto
occorre precisare che cosa sia un sistema internazionale. Si intende per sistema
internazionale quella costruzione ideale che ingloba l'insieme delle relazioni
tra i vari stati e le regolamenta
in un solo sistema. Tale concetto non è una realtà, ma un modo per studiare la
realtà, identificando lo spazio e i luoghi entro cui si verificano i mutamenti.
Inizialmente il sistema internazionale aveva un'estensione unicamente europea,
ma nel corso del 900 questo scenario mutò, diventando mondiale... TRASFORMAZIONE
E CRISI DELL'ORDINE EUROPEO Alla
fine dell'ottocento il sistema europeo dell'equilibrio di potenza divenne sempre
meno capace di contenere le tensioni tra i principali stati del continente e
incanalarle verso soluzioni negoziate. Per vent'anni la diplomazia di Bismarck
era riuscita a contenere il problema, ma i fattori di rivalità adesso erano
molteplici e si alimentavano a vicenda portando ad un ineluttabile antagonismo.
Prima fra tutti la competizione economica che divenne rivalità. Adesso si
intendeva la corsa agli imperi come un agone mondiale tra civiltà che si
sentivano immerse in un processo di selezione naturale a danno dei più deboli;
così l'equilibrio di potenza divenne una contrapposizione tra due blocchi di
alleanze: Triplice alleanza e Triplice intesa. In questo scenario prese campo
l'ascesa della potenza tedesca al centro dell'Europa che rendeva obsoleti gli
schemi precedenti. Questo suscitò grande timore nelle potenze europee non perché
la Germania avesse un atteggiamento aggressivo, ma per timore che lo assumesse,
così a causa di questo timore paesi come la Francia, la Gran Bretagna e la
Russia vennero ad un accordo. Da sottolineare è anche la grande potenza
economica e commerciale del riech tedesco che lo portò anche alla costruzione
di una grande flotta capace di rivaleggiare con quella britannica, e questo
produsse molte diffidenze nel governo di Londra. In tal modo si stava aprendo la
via ad un frenetico riarmo che sarebbe sfociato ineluttabilmente in guerra; e
così fu nel 1914, l'anno dello scoppio della prima guerra mondiale e
dell'inizio di una nuova era in cui l'equilibrio di potenza si era rovesciato in
un conflitto illimitato che bruciava ogni possibilità di ricostruire un ordine
europeo concordato, e portava alla ribalta nuovi protagonisti, primo fra tutti
gli Stati Uniti che si proposero il compito di diffondere nel panorama mondiale
la modernità capitalistica e democratica, entrando in concorrenza con le
potenze europee, ma non intendendo copiarne il processo di espansione coloniale,
bensì desiderando aprire i mercati ad una libera concorrenza. Così nel
conflitto 14-18 moriva anche l'idea di un sistema internazionale definito dalla
geografia e dalla cultura delle nazioni europee per divenire un sistema
mondiale. LA
PRIMA GUERRA MONDIALE E IL SUO LASCITO La
Grande guerra segnò un momento di passaggio epocale: iniziata intorno a
tensioni intraeuropee, raggiungeva una dimensione mondiale e trovava soluzione
solo in seguito all'intervento di un nuovo attore extraeuropeo, gli Stati Uniti.
L'Europa aveva dunque iniziato un processo di autodistruzione che l'avrebbe
portata a diventare epicentro di crisi e instabilità internazionale a tutto
vantaggio di un nuovo protagonista; tuttavia il tramonto di quest'epoca non era
ancora accompagnato dal sorgere di un nuovo sistema pienamente articolato e
coerente, e con il sopraggiungere della crisi economica del 29 il già esitante
equilibrio raggiunto negli anni 20 iniziò a sgretolarsi. La
discussione sul carattere della pace da costruire dopo il 1918 fu segnata dalla
prepotente ascesa di un nuovo pensiero internazionalista, articolato dal
presidente americano Wilson, che predicava un'interdipendenza organizzata in
chiave democratica e liberista, segnata dall'apertura dei mercati e dalla libertà
commerciale, ma anche dalla stabilizzazione dei regimi sovrani democratici e dal
controllo sulle loro eventuali mire espansionistiche. Secondo tale visione la
Germania doveva si essere sconfitta, ma non umiliata, in modo da consentirle poi
di reintegrarsi nell'economia e nella politica mondiale. La
rivoluzione bolscevica agitava invece lo spettro di una rottura sia dei
meccanismi del mercato internazionale che del dominio delle metropoli imperiali
sui popoli colonizzati tramite la guerra, sbocco inevitabile della rivalità tra
i diversi imperialismi che dominavano la scena internazionale. Così
i compromessi e le tensioni tra i diversi attori del sistema internazionale
portarono a soluzioni contraddittorie che fondarono la pace su basi precarie,
senza che fossero definite norme e istituzioni capaci di governare e stemperare
le fonti di conflitto. DALLA DEPRESIONE ALLA GUERRA Di
fronte alla crisi economica la parziale interdipendenza costruita negli anni
venti recedette rapidamente fino a scomparire. IL diffondersi della povertà e
dell'instabilità politico-sociale erodeva la legittimità dell'ordinamento
internazionale liberista, suscitava generali risposte protezionistiche e
alimentava progetti nazionalisti che presto assunsero caratteri aggressivi. Così
l'esasperazione della cultura secolare del nazionalismo finiva per bruciare ogni
residua possibilità di un sistema autoregolato dell'Europa, e con l'estensione
del conflitto in Asia e nel Pacifico sorgevano le premesse di un futuro
bipolarismo che collocava i cardini di un nuovo sistema internazionale in Russia
e in Europa. La scintilla della crisi fu la grande depressione del 29 che , con
il crollo della borsa di Wall Street gettò nel panico gli investitori e innescò
una catena di fallimenti che portarono un'ondata di sfiducia che presto si
ripercosse su tutta l'economia americana. Questa crisi dell'economia
statunitense presto inaridì la fuoriuscita dei capitali che negli anni
precedenti erano divenuti la linfa dell'economia europea e internazionale, così
nel 21 la crisi investì l'Europa.
Queste devastazioni finanziarie delegittimarono l'idea stessa del liberismo su
scala mondiale facendo assumere alla risposta nazionalistica caratteri
ideologici più radicali che si intrecciavano con il rigetto dell'ordine
democratico e di ogni interdipendenza economica fra le varie nazioni. Così
presto il crollo del sistema internazionale si estese dalla sfera economica a
quella politico-sociale. I
sistemi fascisti e militaristi, che esaltavano la potenza dello stato,
riorganizzarono le loro economie in funzione della guerra con una frenetica
corsa al riarmo e sfidarono apertamente la Società delle nazioni e le sue esili
dottrine di sicurezza collettiva. A difendere l'ordine di Versailles rimasero
solo democrazie indebolite ed esitanti che scontavano la lontananza tra gli
Stati Uniti e l'Europa e che non riuscivano a collaborare assieme al governo
sovietico per la sicurezza comune. Così con lo scoppio della guerra ed il suo
protrarsi nel tempo si capì che le grandi potenze erano in realtà solo due e
la Germania stava perdendo il controllo della situazione. Alla costruzione della
pace i problemi erano molteplici, anche causa del problema atomico che poteva
far credere agli USA di dettare i termini del contratto, ma da un altro lato non
poteva far perdere all'URSS la posizione di vantaggio, acquistata con la
sconfitta della Germania, nell'Europa centro-orientale. Tuttavia l'Unione
Sovietica non poteva rimanere in una posizione di arretratezza in un simile
contesto, per cui si avviò anche lei verso la strada della militarizzazione
atomica, ed ecco gli albori della guerra fredda… L'ARCHITETTURA DELLA GUERRA FREDDA La seconda guerra mondiale comportò una drastica ridistribuzione
delle risorse di potenza e fece emergere due indiscussi protagonisti, gli Stati
Uniti e l'Unione Sovietica. Essi incarnavano due modelli ideologici e sociali
contrapposti, avevano interessi geopolitici difficilmente conciliabili e le loro
diverse visioni del mondo, per molti versi incompatibili resero gradualmente
impossibile ogni collaborazione, poiché una volta risolto il pericolo di
rendere "inerte" la Germania e di stabilire un ordinamento europeo, i
due governi cominciarono a perseguire i propri utili che vedevano come
irrinunciabili e questo portò alla luce due ottiche incompatibili come quella
del libero mercato americano e quella del comunismo imposto dall'alto russo. Tra il 1945 e il 1947 USA e URSS passarono quindi dall'alleanza
antinazista a un'aperta rivalità che congelò la divisione dell'Europa in due
blocchi antagonistici impegnati in un conflitto ideologico e geopolitico che si
fermò solo sulla soglia dello scontro militare diretto, grazie alla politica
del contenimento atomico. Questo bipolarismo era tuttavia asimmetrico a causa
delle diverse risorse militari, politiche, economiche e culturali dei due paesi
e ciò determinò sia i peculiari caratteri del sistema della guerra fredda sia
la sua rapida estensione anche a talune regioni extraeuropee EQUILIBRIO DEL TERRORE E DISTENSIONE Il sistema bipolare dominò dunque la scena internazionale per
tutti questi anni e le sue tensioni si estesero in diverse aree, tuttavia esso
non arrivò mai ad inglobare, e ancor meno a controllare pienamente, le
trasformazioni in atto negli altri continenti. Il processo di decolonizzazione
infatti, con l'affermarsi di nuove nazioni alla ricerca di autonome vie di
sviluppo, fece sorgere altri protagonisti della vita internazionale che
delinearono oltre all'est e all'ovest anche un terzo mondo. Questo propugnava il
non allineamento per proporsi come alternativa all'antagonismo bipolare, ma non
riuscì mai ad esserlo davvero: al contrario, diverse sue zone furono direttamente
coinvolte nello scontro tra USA e URSS che esplicò proprio fuori d'Europa i
suoi più aspri conflitti. L'esistenza stessa di nuovi attori in un'economia mondiale in
espansione mostrò quindi quanto il bipolarismo fosse lontano dall'includere , e
tantomeno dall'esaurire, l'intero scenario mondiale , in cui sorgevano nuovi
poli di ricchezza e di influenza. Per questo le due superpotenze, dopo una lunga
e pericolosa moltiplicazione degli armamenti nucleari, giunsero nei primi anni
settanta a tentare di regolamentare le proprie relazioni, ridefinendole in
chiave meno unicamente ostile. CRISI DELL'URSS E FINE DELLA GUERRA FREDDA La distensione sembrò rendere possibile il superamento della
guerra fredda, sostituita da una convivenza bipolare regolata e duratura. Ma i
momenti di rivalità tra le superpotenze erano ancora forti e riemersero presto,
affossando lo spirito della distensione. Inoltre , le trasformazioni
dell'economia mondiale e della vita internazionale erano ben più profonde e
portentose di quanto apparisse alla metà degli anni settanta. Nell'arco di un
decennio i loro effetti, intrecciati all'insostenibile decadimento interno del
regime sovietico, portarono l'URSS a riconsiderare integralmente le proprie
strategie internazionali e ad abdicare dal proprio ruolo imperiale. Tra il 1989 e il 1991 il potere sovietico scompariva dall'Europa
orientale, la divisione dell'Europa veniva superata, le due Germanie erano
riunificate nella NATO e la stessa Unione Sovietica si dissolveva: la guerra
fredda era un'epoca storica ormai conclusa. Al bipolarismo subentrava un'incerta
ridefinizione di un nuovo sistema internazionale che doveva contemperare un più
esteso multipolarismo economico con un inedito unipolarismo strategico centrato
sull'ineguagliata superiorità degli Stati Uniti. |