Palazzo Rinuccini è di proprietà del Comune di Firenze, che lo ha acquisito da privati con il tassativo vincolo della destinazione a sede scolastica. La Provincia ne ha acquisito l’uso e la manutenzione nel 1997.
L’immobile si trova al numero 39 di via Santo Spirito e si affaccia anche su via Maffia, dove ha un secondo ingresso, e su via dei Serragli. Nell’ambito della risistemazione complessiva per la nuova destinazione (per un importo appaltato di 2 milioni e 65 mila euro) la Provincia ha approvato un progetto (per una spesa prevista di ulteriori 206mila euro) per il restauro del piccolo Teatro, di notevole pregio architettonico ed artistico, che dal XVIII secolo occupa il locale che originariamente ospitava la preziosa biblioteca della famiglia Rinuccini. I lavori riguardano il teatro vero e proprio, compreso il palcoscenico, la scala con i locali attigui ed una stanza dove sono presenti importanti lapidi, busti e bassorilievi. Sono previsti la riparazione del pavimento originale in cotto, la sistemazione degli infissi, il restauro degli affreschi, delle parti in pietra, delle decorazioni del sipario e di parte degli arredi, il rifacimento dell’impianto elettrico e il ripristino di quello di riscaldamento.
Prima di appartenere ai Rinuccini, l’area del Palazzo fu nel Quattrocento e nel Cinquecento dei Soderini. Qui vissero Piero, Gonfaloniere della Repubblica e protagonista delle lotte contro i Medici, e poi Maria, madre di Lorenzino, uccisore del Duca Alessandro. Sconfitti i Soderini i Medici ne confiscarono i beni e all’inizio del Seicento cedettero le case di via Santo Spirito ai Vitelli e alla Sapienza di Pisa. E’ di quest’epoca la costruzione della facciata su via Santo Spirito attribuita al Cigoli, come il cortile a quadriportico, ultimo del genere costruito nei palazzi fiorentini.
Poi il palazzo passò ai Rinuccini, famiglia fra le più illustri a Firenze già dalla fine del Duecento (vedi la grande cappella loro dedicata in Santa Croce), ma cresciuta d’importanza soprattutto durante il principato mediceo attraverso la buona amministrazione di attività bancarie e di consistenti possedimenti agrari nel Valdarno, in Lazio e in Campania.
Nuovi importanti lavori furono eseguiti fra il 1733 e il 1744. Pietro Paolo Giovannozzi disegnò e realizzò le nuove scale e sistemò il giardino e la loggia. Girolamo Ticciani scolpì la statua dell’Architettura collocata fra le due ultime rampe delle scale ed altri rilievi. Agli affreschi lavorarono Anton Domenico Gabbiani, Antonio Pucci, Ignazio Enrico Hugford, Mauro Soderini, Domenico Giarrè, Vincenzo Meucci, Giuseppe Zocchi.
Successivamente i Rinuccini acquistarono alcune casette poste all’angolo fra via Santo Spirito e via Maffia e le fecero riunire dall’architetto Giulio Mannaioni in un nuovo palazzo che si aggiunse a quello del Cigoli e che al piano terreno ospitò le rimesse delle carrozze e le scuderie per i cavalli, sistemate in un locale a volte, vastissimo ma non molto alto per consentire la costruzione sopra ad esso di una grande libreria. E’ questo lo spazio che nel secolo successivo fu adibito a Teatro. Al suo interno sono ben riconoscibili i vani degli scaffali che raccoglievano la famosa collezione di libri dei Rinuccini, mentre le edizione più rare ed i manoscritti erano conservati nei locali attigui. Una balconata consentiva di accedere agli scaffali più alti (la sala è alta oltre sette metri ed è lunga venti).
All’inizio dell’Ottocento fu infine inglobato anche il Palazzo Pecori, all’angolo di via de’ Serragli, costruito alla fine del Seicento su altre vecchie case dei Soderini dall’architetto Pier Francesco Silvani.
Ricchissime erano le collezioni d’arte, e sontuose le feste che venivano date nel palazzo nella prima metà dell’Ottocento. L’ultimo dei Rinuccini, Pier Francesco, fu Gonfaloniere, Georgofilo e tra i fondatori della Cassa di Risparmio. Morto, insieme alla moglie Teresa Antinori, nel 1848 senza lasciare figli maschi, l’intero patrimonio, compresi gli arredi e la libreria, fu venduto e diviso fra le tre figlie (una andata sposa a un Trivulzio di Milano; una seconda, Eleonora, moglie di Neri Corsini e antenata di tutti gli attuali Corsini; la terza consorte del marchigiano Pompeo Azzolino). Il Palazzo fu poi abitato da varie altre famiglie fino all’acquisizione da parte del Comune.
(Fonte delle notizie storiche: Leonardo Ginori Lisci, I Palazzi di Firenze, Firenze, Cassa di Risparmio, 1972; Provincia di Firenze)